Il Fiordaliso di Punta Pizzo

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Il Parco regionale naturale “Isola Sant’Andrea – Litorale di Punta Pizzo” era noto, fino ad ora ed ovviamente tra altre caratteristiche, per la presenza di una cinquantina di orchidee spontanee, alcune rare, qualcuna addirittura unica. Non mancano i piccoli delicati fiori di piante palustri, dall’Aster Tripolium all’Ipomea Sagittata, né fioriture di sopravvissute specie fruttifere, né gigli di mare sulle dune e nemmeno fiordalisi di diverse specie.

Ma tra queste, ne è stata rinvenuta una che esiste solo e soltanto a Gallipoli. E’ stata identificata da un naturalista di Taviano, Roberto Gennaio, quasi sette anni addietro, ma l’ufficialità è giunta solo nei giorni scorsi. In tutto questo tempo, una ricerca a tutto campo in ambito internazionale compiuta insieme con l’amico e appassionato di botanica come lui, il farmacista Quintino Giovanni Manni di Alliste, è servito ad accertare che si trattava di una specie unica. E dopo l’avallo delle massime autorità scientifiche, il riconoscimento e la conseguente possibilità di attribuirle il nome.

Sul piano scientifico, Roberto Gennaio ha denominato la pianta, che appartiene alla famiglia delle Centauree, “Akroteriensis”, con trasparente riferimento al termine greco che indica i promontori e di cui è traccia dell’antica denominazione di “cutrieri” che sopravvive nella zona del Pizzo. Il nome comune che gli ha attribuito è invece “Fiordaliso di Punta Pizzo”.

Come si vede dalla foto dello stesso Roberto Gennaio, il fiore che si apre su di un grosso calice protetto da spine, si articola in una parte centrale caratterizzata da stami bianchi che terminano con pistilli violacei e in una corona perimetrale costituita da una sorta di petali lilla.

Per il Parco, si tratta dell’ennesima scoperta di specie autoctone originali, una “buona notizia”, come la definisce Maurizio Manna di Legambiente, associazione che cura la gestione dell’area protetta, e non solo sul piano naturalistico. Dimostra infatti la lungimiranza di coloro che trent’anni or sono difesero la realizzazione del Parco da chi asseriva che una superficie così ridotta – circa 600 ettari, oltre i 50 ettari dell’Isola – non poteva contenere nulla di peculiare da meritare una radicale tutela.

“Invece, in questo contesto – sostiene Manna – vi sono ambiti poco popolati e poco frequentati, in cui si possono trovare popolazioni botaniche confinate, come i fiordalisi che si espandono in ambiti molto limitati, e questo ha consentito a Roberto Gennaio, che ricordo ha già scoperto l’orchidea “Serapias apulica uxentina” ad Ugento, di scoprire l’Akroteriensis. La scoperta di questo ennesimo tesoro del Parco, oltre a testimoniare come la storia di un territorio si possa raccontare anche attraverso le popolazioni botaniche che vi sono confinate, ne dimostra la ricchezza di biodiversità e ne sottolinea l’importanza come straordinario laboratorio botanico>.

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