L’originale progetto dal titolo “Intersezioni nel Salento” è stato presentato il 13 febbraio a Gallipoli, presso la Sala Convegni del Bellavista Club, dall’Architetto Vincenzo Vallone di Telese Terme (Benevento), esperto di progettazione degli spazi urbani, recupero storico, pianificazione territoriale e grande conoscitore delle tematiche dell’ambiente e del paesaggio, a cui ha consacrato tutta la sua vita professionale. L’idea è quella di un “workshop residenziale per studenti di architettura”, fortemente voluto, promosso e sostenuto dai Caroli Hotels, per apportare un contributo alla rigenerazione e fruizione del centro storico della città bella, insieme agli artigiani che, nel tempo, hanno eseguito lavori di bottega, vere opere di ingegno e che hanno avuto l’occasione con la loro manualità di accarezzare i particolari costruttivi e costitutivi del sito e rinnovare l’ambiente urbano. Insieme all’Arch. Vallone il direttore Attilio Caputo dei Caroli Hotels ha presentato l’iniziativa di un lavoro collettivo di giovani studenti che parteciperanno, il prossimo novembre, al laboratorio nel cuore di Gallipoli con sopralluoghi, schizzi, proposte in digitale e documenti vari. La sensibilità del professionista-architetto si avvicinerà all’esperienza dell’artigiano in questo antico santuario che è Kalè Polis (la Città Bella), patrimonio salentino, con interventi di natura edilizia nel rispetto della spiritualità vissuta dagli uomini, soprattutto pescatori, nel tempo.
Solo qualche idea come l’eliminazione delle superfetazioni e come recuperare decorazioni, intarsi, incisioni, o come proteggere le pietre e i lavori in ferro battuto nel quadro cromatico generale. E tante altre cose, purché le stesse possano potenziare e concretizzare la bellezza esistente, sopra e sotto l’isola del borgo antico. Al termine dell’esperienza, che si intende ripetere negli anni, anche al fine di valutare gli effettivi passi compiuti nella direzione del recupero della preziosa realtà gallipolina, la documentazione elaborata, in supporti multimediali, cartacei e 3D, sarà consegnata agli Enti istituzionali durante una tavola rotonda.
Il centro storico
È un nucleo urbano che per caratteristiche architettoniche, tipologiche e morfologiche costituisce una “unità culturale”. Quando gli edifici hanno effettivamente valore storico è parte originaria e autentica di un insediamento che testimonia i caratteri di una viva cultura urbana o più propriamente di nucleo antico, anche in assenza di edifici di valore storico come i “monumenti”, ma significativo e interessante e perciò meritevole di tutela e/o di recupero. Esso va salvato per il significato civile, umano e sociale che rappresenta e per i valori storici che contiene; parte integrante dell’immagine urbana del suo valore ambientale, a servizio di una comunità, attrezzato a sviluppare le occasioni di accesso alla cultura, a favorire l’aggregazione dei cittadini e lo svolgimento delle loro attività di carattere sociale ricreativo.
Il centro storico di Gallipoli
Si caratterizza per le sue viuzze strette e tortuose, pullulanti di chiese e di antichi edifici storici, civili e militari appartenenti a diverse epoche culturali. L’impianto urbanistico della città vecchia risale alla prima metà del 900 d.C. Dall’alto medioevo è stata saracena, turca, bizantina, sveva fino agli angioini e agli aragonesi. È evidente lo stile barocco più che romanico nelle architetture religiose e anche in quelle civili impreziosite da pregevoli stucchi e da sontuose statue lignee, da ricche decorazioni di alto rilievo, da soffitti in legno e stucco. Definita “città bella” ricca di arte e di cultura. Ma tutto ebbe inizio dalla Fontana greca-romana gioiello del III sec. a.C., la più antica d’Italia, con alcuni fregi del XVI sec. Comunque è un punto fisso dove a Ovest c’è il mondo antico – la città bella – mentre a Est è presente la contemporaneità quasi a proteggere, a specchiare il vecchio tesoro, scrigno del mondo antico. E’ un punto “geo” dal quale parte l’istmo del 1600 che unisce le due realtà urbane. Ecco perché viene realizzato il Bellavista Club, il grattacielo, ovvero il contemporaneo, una struttura riflettente e desiderosa, cerniera dal valore edilizio inviluppante, di notevole e rinnovato skyline. Di lassù la bellezza è veramente ad approccio diretto.
L’architettura
“Che cosa può fare l’architettura per migliorare la salute delle persone?” Guido Bergamini che ha recensito la mostra Imperfect Health aperta nell’ottobre 2011 al Canadian Center for Architecture di Montreal, rispose: “Città verdi, materiali salubri e scale al posto di ascensori”. Tre necessarie realtà alle quali aggiungiamo che il mare e, nel nostro caso si è circondati dal mare, è salute fisica, morale e spirituale; che i materiali impiegati sono sostenibili, anzi sani in quanto testati dal tempo e che esistono solo rampe e scale di collegamento ai piani. Quindi solo e sempre a piedi nell’arco delle giornate.
La bellezza
Semir Zeki (docente di neurobiologia all’University College di Londra, padre della “neuroestetica”, campo di ricerca che unisce estetica e neuroscienze cognitive) sostiene che la bellezza sia una scienza in quanto derivata da diverse esperienze, come quelle musicali, visive e anche morali, coinvolgendo l’area cerebrale. C’è un’area del cervello che è sempre implicata nell’esperienza della bellezza, che è coinvolta nelle sensazioni di gratificazione e di piacere, come l’esperienza della matematica e come le filosofie dell’estetica, poi c’è l’esperienza della bellezza biologica, infine quella della bellezza artefatta che dipende maggiormente dalla cultura e dall’apprendimento. Da incorporare nelle teorie estetiche. La bellezza porta allegria e forse è anche salute. È delizia.
Arch. Vincenzo Vallone
Nato a Telese Terme (Benevento), dove vive e lavora come Architetto.
Ha studiato alle Scuole Salesiane, all’Accademia di Belle Arti e all’Università “Federico II” di Napoli. Si è consacrato alla progettazione degli spazi urbani, al recupero storico, alla pianificazione territoriale e alle tematiche dell’ambiente e del paesaggio. Dipinge da sempre. Le sue opere ripercorrono e documentano la contemporaneità. Esse sono lamiere “fiorite”, materia posta alla base di un atteggiamento ideologico, che coinvolge l’architettura, la scultura e la pittura. I contenitori nei quali viviamo, o che ci fanno compagnia nel quotidiano, sono lamiere, come poltrona, la macchina, l’aereo, le tettoie metalliche e l’elettrodomestico, la lampada e ancora le grandi stazioni di una volta, monumentali, epocali, surreali. Il segno e le chincaglie, il taglio e la manualità riconducono a tematiche d’altri tempi, quelle cui si aggrappa la memoria di ciascuno di noi. Vengono accompagnate da cromatura e concluse da una punteggiatura colorata fino a ottenere il connubio tra bassorilievo e pittura. Così l’opera esprime la sintonia dell’architettura, la più intellettuale delle arti, con le altre arti visive e si completa, attraverso la colorazione, in un nuovo campo narrativo ed estetico. Negli ultimi tempi si è dato al cinema, cura la regia e la sceneggiatura di documentari di Beni Culturali e Paesaggi.
Gallipoli, 14 febbraio 2018
CAROLI EVENTI
UFFICIO STAMPA
