Il racconto del Carnevale di Gallipoli nel libro del nostro direttore

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Riportiamo di seguito l’articolo che Lucio Causo, collaboratore di Puglia&Mare noto per i suoi studi di storia patria e di storia della nostra Marina, ha voluto dedicare all’ultima fatica letteraria del nostro direttore Giuseppe Albahari: il libro “Carri, chiacchiere e titori”, che può essere acquistato presso le librerie “La Calandra” e “Macarìa” di Gallipoli, sul sito www.pugliaemare.it e su tutti gli store online.

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La sera del 6 dicembre 2022 nell’Aula Magna dell’Istituto  Comprensivo Polo 2 di Gallipoli è stato presentato il nuovo libro di Giuseppe Albahari, scrittore, giornalista e direttore della rivista “Puglia & Mare”, intitolato “Carri, chiacchiere e titori”, che racconta la storia dei carri allegorici, delle maschere e dei personaggi che hanno caratterizzato il Carnevale gallipolino. Una storia antica e appassionata che con la sua arte accomuna Gallipoli ai numerosi visitatori che ogni anno, da decenni, accorrono a Gallipoli per ammirare gli imponenti carri allegorici e i gruppi mascherati che sfilano in festa lungo il mitico Corso Roma.

Alla presenza di numeroso pubblico, sono intervenuti la giornalista Eleonora Tricarico, il Sindaco Stefano Minerva, l’autore Giuseppe Albahari e Alessandra Bray, presidente dell’Associazione “Puglia & Mare” di Gallipoli che ha promosso l’iniziativa e la pubblicazione del libro (Edizioni Puglia&Mare, Stampa Editrice Salentina, Galatina, 2022). Era presente anche Vata Barba, con la sua prorompente allegria.

Il libro può essere acquistato presso le librerie “La Calandra” e “Macarìa”di Gallipoli, sul sito www.pugliaemare.it e su tutti gli store online. Il volume di circa 250 pagine, racconta l’antica e appassionata storia del Carnevale di Gallipoli che partendo dalla tradizione delle focareddhe, delle sfilate di gente in maschera, dei festini e dei balli della pentolaccia nelle case, si è arrivati alla creazione dei grandi carri allegorici realizzati da maestri della cartapesta che si sono fatti conoscere per la loro arte e bravura.

Salvaguardando l’antica tradizione dei Titori si è passati ad una storia organica del rito carnascialesco realizzando grossi manufatti di cartapesta da far sfilare sul Corso Roma di Gallipoli per la gioia e il divertimento dei gallipolini e dei forestieri che accorrono numerosi dai paesi vicini e non solo. Una storia caratterizzata dal minuzioso lavoro di ricerca dell’autore per raccontare eventi e personaggi straordinari che a cominciare dal 1954 hanno portato il Carnevale di Gallipoli alla ribalta con la sfilata di carri sempre più elaborati e fantastici e gruppi mascherati sempre più ricercati ed originali. Minuzioso lavoro di ricerca che ha impegnato l’autore a lungo per arricchire il libro di tutte le immagini dei carri artistici vincitori delle diverse edizioni del Carnevale gallipolino dagli anni 1954 fino ai giorni nostri.

Il libro di Giuseppe Albahari, oltre ai carri, alle maschere, ai personaggi allegorici e ai funerali di Titoru che hanno caratterizzato le sfilate carnascialesche di Gallipoli, racconta le tradizioni di questa antica città e della sua gente, legata anima e corpo al suo passato e al mare che la circonda.  L’opera “Carri, chiacchiere e titori” si compone di due parti. La prima racconta lo storico Carnevale di Gallipoli con le sue tradizioni, le sue feste, le sue strategie che attraverso il sacro e il profano, l’ironia delle maschere e dei primi carri allegorici arriva fino ai nostri giorni. La seconda presenta circa 300 immagini originali in bianco e nero e a colori che riportano le creazioni e la fantasia dei gruppi mascherati, la giusta interpretazione te lu Titoru e le sfilate dei carri fantasmagorici realizzati dai maestri della cartapesta gallipolina lungo il Corso principale della città.

L’autore racconta che proprio nel 1954, il cartellone del carnevale, il primo organizzato dall’Associazione Turistica di Gallipoli (oggi Pro Loco) con sfilate di carri e maschere sul Corso Roma, prevedeva un veglione dei bambini nel “Teatro Garibaldi” dopo la sfilata domenicale e la tradizionale festa delle maschere nel centro storico fino alla mezzanotte. In quel primo anno sfilarono soltanto tre carri e gli organizzatori cominciarono a numerare le sfilate dall’anno successivo. Il primo anno fu considerato una sorta di “numero zero”. Nel 1955, il corso mascherato mise in evidenza nell’ambito dei gruppi mascherati, aspetti molto importanti per il futuro della manifestazione, dalla collaborazione delle scuole, alla presenza dei maestri della cartapesta. Presero il via nell’intento le prime sfilate di maschere con importanti carri allegorici sulla scia dei grandi carri di Viareggio e Putignano.

Tra i primi organizzatori delle sfilate erano presenti Ugo Leone e Aldino De Vittorio che con le loro creazioni artistiche fecero decollare il Carnevale della città ionica. Nel 1954 nacque il “Carnevale di Gallipoli” con premi in denaro ai primi tre cartapestai classificati: primo premio £. 30.000 e una damigiana di vino extra; per tutti gli altri soltanto doni offerti da commercianti ed imprenditori locali.  Durante i primi decenni della manifestazione il palco della giuria e degli ospiti era collocato sul Corso Roma.

Le sfilate dei carri e dei gruppi mascherati si svolgevano l’ultima domenica di carnevale e il successivo martedì grasso, partendo dal piazzale (oggi Giovanni XXIII) in direzione della giuria, con contorno di veglioni e veglioncini per bambini. Col passare degli anni venne delegato ai cartapestai l’esercizio della fantasia, abbandonando l’ironia e la baldoria della gente. La cartapesta era nota come arte povera, quella utilizzata per realizzare i carri era ancora più povera, perché le grandi dimensioni dei carri avrebbero reso insostenibile per i costruttori il costo necessario per realizzare carri di buona qualità. Per la realizzazione dei carri nessuno percepiva compensi. E i premi erano inadeguati per il lavoro che si faceva. I costi aumentavano di anno in anno, tanto che la sera della premiazione, l’unica ricompensa che il “carrista” offriva ai collaboratori consisteva nel “farsi una pizza”.

Nelle prime edizioni del corso mascherato erano presenti concerti bandistici come quello cittadino, quello di San Pietro in Lama e quello di Monteroni, che regalavano tanta musica ed allegria. Negli anni successivi per varie edizioni le sfilate furono accompagnate da gruppi musicali sistemati su appositi palchi. Da ricordare, gli “Jonici” e il complesso “Gino e i Diavoli” che suonò negli anni intorno al 1965.

La prima esperienza si chiuse nel 1973. Da quell’anno e fino al 1978, il carnevale fu solo crisi, rimpianto, indifferenza, malcelato compiacimento, disfattismo. Sopravvissero solo i veglioncini in maschera per bambini, gruppetti di nostalgici in maschera nel pomeriggio dell’ultima domenica di carnevale. Gli adulti si divertivano con feste in casa o nei locali pubblici.

Soltanto nel 1979 iniziò la ripresa con l’esplosione del fenomeno “radio libere”; con loro riprese l’attività delle associazioni, degli oratori, dei gruppi giovanili con trasmissioni di poesie e commedieole teatrali in vernacolo. Non mancò la vivacità di un parroco molto attivo, don Armando Manco, che costituì un “Comitato di quartiere” allo scopo di favorire aggregazione e spirito di comunità tra giovani ed aspiranti artisti. Da un incontro del sindaco Mario Foscarini con don Armando, Uccio Piro ed un gruppo di artisti e cartapestai gallipolini nacque la volontà di ripristinare il corso mascherato cittadino dando vita ad un comitato che potesse organizzare la manifestazione. E finalmente fu costituito il “Comitato organizzatore del Carnevale di Gallipoli” che funzionò dal 1979 al 2011, con una breve parentesi nel 2012, e poi dal 2013 fino al 2022.

Alla fine del libro, Giuseppe Albahari ha voluto ricordare, uno ad uno, con una carrellata di circa 300 immagini straordinarie, tutti i cartapestai gallipolini e dei paesi vicini risultati vincitori nelle varie edizioni del Carnevale di Gallipoli. Oltre alle Maschere, ai presentatori ed agli ospiti e personaggi illustri presenti nelle varie manifestazioni.

Dalla presentazione del libro stralciamo : “ … il libro rappresenta una fondamentale testimonianza e valorosa memoria delle nostre radici artistiche e cittadine, delle persone che hanno costruito nei decenni una vera e propria fortezza di cartapesta: sono diversi i nomi che Gallipoli vanta sul tema, ognuno fondamentale e imprescindibile. E se oggi questa narrazione è possibile è perché Giuseppe Albahari, memoria fedele della nostra città  e narratore preciso della nostra identità, ha dedicato tempo e cura per restituire a noi tutti una parte della storia, la nostra. Il Sindaco Stefano Minerva”

E dalla prefazione stralciamo : “ … Gallipoli è stata e sempre sarà tanto e di più. Non solo mare, non solo borgo antico, non solo corso Roma. Non solo vento di scirocco o tramontana … Leggere “Carri, chiacchiere e Titori” sul Carnevale di Gallipoli o altri libri scritti in precedenza da Giuseppe Albahari sui camerini, sul Lido S. Giovanni e sulla tonnara, significa comporre un mosaico per far conoscere la Signora dello Jonio all’universo di visitatori della città e a chi per motivi anagrafici ignora queste realtà di cui era mancato il racconto … Ora Gallipoli dispone di questi racconti. Si sarebbe altrimenti rischiata la perdita di una memoria collettiva che non è solo l’unione di tante memorie personali, ma il tessuto connettivo di tante piccole storie che rendono vitale la propria piccola patria. Gloria Indennitate Giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno”

14 febbraio 2023

LUCIO CAUSO

 

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