CINQUANTA RITRATTI DI CITTÀ COME OPERE D’ARTE

TURISMO
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CI SONO BARI, OSTUNI, LECCE E GALLIPOLI NEL LIBRO DI MARCO ROMANO*

Nel giugno 2014 la nostra rivista ha avuto il privilegio di pubblicare l’articolo intitolato “Gallipoli come opera d’arte” a firma di Marco Romano. Era un estratto della descrizione della Città Bella “vista” nell’ottica non solo dell’esperto di estetica e del critico, ma anche in quella affatto personale dell’osservatore attento e libero da pregiudizi e condizionamenti. Il professore Romano infatti nota i particolari e li sa interpretare con l’ausilio di un’inventiva che, lungi dall’essere frutto di fantasia, è espressione di profonda conoscenza delle radici e dell’evoluzione della città nonché del processo di urbanizzazione che la rende unica in forza di contesto naturalistico, creatività e capacità locali, contributi esterni derivanti dal ruolo storico e sociale svolto. Ora, le considerazioni del professore Romano su Gallipoli, insieme con quelle relative ad altre 49 città, non solo italiane, sono state pubblicate nel volume “Le belle città – Cinquanta ritratti di città come opera d’arte” edito da Utet.

L’anima di una città, spiega Marco Romano, dotto urbanista e instancabile camminatore, abita i suoi muri, vive negli stili con cui sono eretti i palazzi del centro, nel modo in cui sono collocati i giardini e i monumenti. Le città – tutte le città – sono in questo senso l’esito di una riconoscibile intenzione estetica. Per afferrarla, non basta disporsi in contemplazione delle carte antiche o dei palazzi, come davanti a un quadro, occorre invece praticare l’arte di camminare passo passo e soprattutto di vedere – non guardare soltanto – ogni strada e ogni piazza.

La guida turistica chiusa nello zaino, lo sguardo verso l’alto, il viaggiatore dovrà farsi condurre dalle sue sensazioni, da ciò che attrae il suo occhio. Un occhio che ritiene vada nutrito con la curiosità e allenato con lo studio, perché l’estetica della città è una disciplina consolidata e rigorosa, che non differisce in niente dalla valutazione di qualsiasi opera in ogni altro campo della critica d’arte.

A saperli riconoscere, tutte le città hanno i medesimi temi collettivi, le medesime strade e le medesime piazze, ma disposti sempre in maniera diversa: è l’osservatore che deve saperli di volta in volta individuare. Dalle piazze decentrate ai boulevard asimmetrici, è negli scarti dalla norma, nella variazione di uno schema storico tipico, che si manifesta la specificità di ogni singolo agglomerato urbano, che sia una sconfinata metropoli come New York o un piccolo centro come Abbiategrasso.

Come è andata radicandosi la curiosa e unica varietà di piazze monumentali di Torino? Da dove viene la pianta stellata di Palmanova? Come nasce quella lunga città lineare che circonda Parigi? Rispondere a queste domande significa tracciare di ciascuna città un ritratto: un’operazione inventiva, fatta di documentazione, cultura e istinto, ma soprattutto di lunghe e avventurose passeggiate.

Gallipoli, 10 febbraio 2017

LA REDAZIONE

*Marco Romano (Milano, 1934) ha insegnato Estetica della città nelle università di Venezia, Palermo, Genova, Milano e all’Accademia di Architettura di Mendrisio. È stato direttore del dipartimento di Urbanistica dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha diretto la rivista “Urbanistica” e nel 1988 è stato direttore scientifico della sezione italiana alla XVII Triennale di Milano sul tema “Le città del mondo: il futuro delle metropoli”. Nel 2009 è stato nominato membro del Consiglio superiore del Ministero dei Beni Culturali. Ha collaborato con “La Voce”; scrive sul “Corriere della Sera”. Tra le sue pubblicazioni: L’estetica della città europea (Einaudi 1993), La città come opera d’arte (Einaudi 2008), Ascesa e declino della città europea (Raffaello Cortina 2010), Liberi di costruire (Bollati Boringhieri 2013), La piazza europea (Marsilio 2015).

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